Home » Approfondimenti » E se “magistratura corrotta” non fosse più un ossimoro
Il magistrato Luca Palamara è indagato dalla Procura di Perugia per corruzione.
Scopriamo anche che sono sotto inchiesta del CSM l’ex capo della Procura di Roma (in pensione dal 9 maggio) Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto Paolo Ielo. Entrambi accusati di non essersi astenuti in indagini sul faccendiere Amara.
Ma andiamo con ordine.
Il magistrato Luca Palamara, ex presidente dell’ANM e fino ad un anno fa membro del CSM, è stato indagato dalla Procura di Perugia per corruzione.
La vicenda sarebbe legata a quella di Fabrizio Centofanti, ex capo delle Relazioni Istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone. Sembra che nell’amicizia tra Palamara e Centofanti ci sia qualcosa che possa andare oltre la stessa. Viaggi e regali forse “inopportuni“.
Va ricordato che Centofanti era già stato arrestato per frode fiscale.
Ricordiamo anche che Luca Palamara ha fatto domanda per uno dei due posti di procuratore aggiunto a Roma da coprire a brevissimo.
È naturale che chi si appresta a ricoprire un ruolo così delicato all’interno della Procura più importante d’Italia, debba essere al di sopra di ogni sospetto. E come la moglie di Cesare “non solo deve essere onesta ma anche sembrare onesta“.
Dal canto suo Palamara ha dichiarato: “Apprendo di essere indagato dagli organi di stampa. Per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato. Voglio mettermi a disposizione per chiarire nella sede competente“.
Altro capitolo riguarda l’ex Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Paolo Ielo. Tutto sembra sia partito da un esposto fatto dal pubblico ministero della stessa Procura di Roma, Stefano Fava, contro Pignatone e Ielo.
L’esposto riguarda un presunto conflitto di interessi tra l’attività inquirente dei due altissimi magistrati romani e quella professionale dei loro fratelli. Gli avvocati Roberto Pignatone (con studio a Palermo) e Domenico Ielo (con studio a Milano).
Questa storia ruota tutto intorno alla figura di Piero Amara, titolare della società Napag.
Amara ha patteggiato tre anni con la Procura di Roma. Avrebbe infatti stipulato un fittizio contratto di compravendita da 25 milioni di Euro tra l’Eni e la Napag, società da lui gestita, in cambio del silenzio sul coinvolgimento dei vertici Eni nell’attività di inquinamento probatorio.
Il sostituto Fava avrebbe voluto continuare ad indagare. Ma pare che Pignatone e Ielo gli abbiano prima negato l’assenso e poi tolto il fascicolo.
Pur rimanendo noi sempre garantisti, fino al terzo grado di giudizio, non possiamo non notare come i due magistrati che hanno “governato” in questi anni la Procura, Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Paolo Ielo, si trovino di colpo coinvolti in una storia dai molti lati oscuri.
E poi è solo una mera coincidenza il fatto che i fratelli dei due noti magistrati romani abbiano ottenuto, come avvocati, rilevantissimi incarichi professionali dallo stesso Amara? Sarà certamente solo dovuto alle loro grandi capacità professionali.
Cosa dire della stampa? Anche in questa occasione i giornali da sempre vicini all’ex procuratore Giuseppe Pignatone, vogliono insinuare il dubbio che lo stesso Pignatone sia vittima di trasformismi del CSM, tentando di cambiare decisamente rotta alla Procura di Roma.
Cosa ci riserverà il futuro ora che l’apparente e forzata “pax Pignatoniana” sembra arrivata al capolinea? D’altronde i latini erano soliti dire “sic transit gloria mundi“.