Home » Approfondimenti » Pensavo fosse un treno, invece era un calesse
Dura la vita del pendolare.
Durissima se per spostarsi deve prendere il treno. Quasi impossibile se lo deve prendere in una regione del Sud Italia.
Il rapporto Pendolaria di Legambiente snocciola dati che disegnano un Paese diviso a metà, tra zone in cui il trasporto ferroviario è efficiente e zone invece in cui si è rimasti ai tempi di cavallo e calesse.
Il paradosso è questo. Aumenta il numero dei passeggeri che usufruiscono dei servizi ferroviari regionali e delle metropolitane (nelle 7 città in cui ci sono), raggiungendo il numero record di 5,59 milioni di persone.
Ma al contempo diminuiscono i chilometri di linee disponibili e tra una regione e l’altra, tra un gestore e l’altro, ci sono differenze enormi nella qualità e quantità del servizio.
Per fare un esempio, se vogliamo andare da Firenze a Bologna (e viceversa) possiamo contare su 162 treni al giorno che percorrono la tratta a 300 Km/h.
Se invece dobbiamo spostarci tra Roma e il Lido di Ostia, accontentiamoci di una vecchia carrozza diesel e ricordiamoci di portare un libro da leggere per ingannare il tempo.
Qui, come per il percorso coperto dalla Circumvesuviana, il servizio è talmente scadente che c’è proprio chi ci ha rinunciato. 60mila persone secondo i dati di Legambiente, mica pochi.
Anche in Sicilia, regione con 5 milioni di abitanti e tantissimi pendolari, il calo dei viaggiatori è stato drastico: da 50.300 a 37.600.
D’altro canto se ci vogliono 3 ore e mezza da Catania a Palermo, 4 ore per Agrigento e 5 ore da Palermo a Ragusa, ma chi ha il coraggio di prendere il treno?