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La cancelliera Angela Merkel, a distanza di pochi giorni, ha avuto un nuovo malore. O meglio, sempre lo stesso malore.
Come durante la cerimonia di benvenuto al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di nove giorni fa. La cancelliera ha incominciato di nuovo a tremare.
Questa volta durante la cerimonia per la nomina della nuova ministra della giustizia tedesca, Christine Lambrecht.
Per il malore con il presidente ucraino, si era parlato di caldo torrido e disidratazione, essendo la cerimonia avvenuta all’esterno sotto un sole battente.
Il secondo malore è avvenuto nel castello di Bellevue, sede del presidente della repubblica tedesca, che si immagina essere fresco. Il portavoce della Merkel ha parlato solo di stanchezza ed affaticamento, senza lasciare dubbi a nulla di più grave.
Comunque la Merkel non ha disdetto gli impegni che aveva in programma ed è partita e arrivata regolarmente al G20 di Osaka, in Giappone.
Particolare strano, e che suscita qualche allarme, è che si è venuto a sapere che ultimamente nei viaggi all’estero della cancelliera, nella delegazione che l’accompagna, vi è sempre almeno un medico. Cosa che non è mai stata prevista dal protocollo tedesco. Al contrario, per esempio, di quanto previsto per il presidente americano che ha sempre i suoi medici personali nella delegazione.
Si sa che la salute di un capo di stato è sempre materia delicata e molto riservata. Questo per non dar spazio a speculazioni o pettegolezzi che potrebbero danneggiare il paese che il capo di stato rappresenta. È ciò che avviene in generale in tutti i paesi del mondo.
In più, non dimentichiamoci che
la Merkel, chiamata “la ragazza dell’est” perché cresciuta oltre la cortina di ferro, avrà fatto suoi gli insegnamenti comunisti: nulla mai deve trapelare di negativo su un capo di governo, specialmente sul suo stato di salute.
Basti ricordare i casi di Mao, Tito, Brežnev, fino a Boris Eltisin, tenuti praticamente in vita quando erano già “morti“. Il tutto per evitare destabilizzazioni ed avere il tempo di garantire un’adeguata successione al potere.
Per assurdo, in modo sperequato, oltre ai comunisti, la più brava a negare anche l’evidenza sulla stato di salute del loro rappresentante, è la Chiesa cattolica.
Una volta un cardinale, che volle rimanere anonimo, ebbe a dire: “per noi il Papa sta bene, fino ad una settimana dalla morte“.