Home » Approfondimenti » Va bene tutto, accettiamo tutto, perdoniamo tutto. Ma no, la scalinata di Rocky no!
Matteo Salvini è andato in America in viaggio istituzionale.
A Washington ha incontrato il vicepresidente americano Mike Pence ed il segretario di Stato Mike Pompeo.
Non è riuscito ad incontrare il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Salvini ha criticato pesantemente la politica economica della Ue, elogiando al contrario quella economico fiscale del presidente Trump.
Dice di aver assicurato gli alleati, circa la stabilità del governo e di aver riconfermato il rapporto privilegiato che esiste tra gli Stati Uniti e l’Italia.
Chi conosce bene l’America, dice che Salvini non ha più di tanto convinto l’amministrazione Trump, che rimane molto scettica nei confronti dei Cinque Stelle, giudicati un qualcosa di ancora poco spiegabile. E soprattutto di poco affidabile.
E l’affidabilità, per un paese pratico e pragmatico come l’America, non è cosa di poco conto.
Le maggiori perplessità dell’amministrazione Trump, riguardano la crisi venezuelana, in cui l’Italia non si è schierata apertamente con gli Stati Uniti. E la questione Israeliana. Sì, Trump è schierato totalmente al fianco di Israele. Sia per quanto riguarda la questione Palestinese che per la crisi Iraniana. I Cinque Stelle, al contrario, non sono molto pro-Israele.
E poi c’è il nostro caro premier Conte. Il presidente Trump (dicono i ben informati di affari americani) non ha ancora capito che ruolo abbia. Se debba veramente parlare con lui che per decisioni importanti fra gli Stati Uniti e l’Italia.
Il problema, aggiungerei io, caro Trump, è che nemmeno noi italiani abbiamo ancora capito Conte cosa faccia veramente.
Salvini ha poi confermato che farà la flat-tax.
Ha detto: “l’Unione Europea ha ammazzato un popolo e spalancato le porte alla Cina. L’Italia non è la Grecia. Bruxelles se ne farà una ragione“.
Il pensiero di Salvini sulla Cina è molto simile a quello di Trump. Il nostro ministro ha dichiarato: “il business non è tutto“.
Peccato che, mentre Salvini a Washington affermava questi concetti, il nostro premier Giuseppe Conte fosse impegnato a Milano, all’hotel Principe di Savoia, per l’anteprima del nuovo rapporto della Fondazione Italia-Cina. Presenti, tra gli altri, il nuovo ambasciatore cinese in Italia.
E, della serie non ci facciamo mancare nulla, una delegazione del M5s era a Mosca, a fare promesse a Putin.
Altro che Giano bifronte! Qui siamo di fronte al fenomeno del governo dalle personalità multiple.
Ricapitoliamo. Salvini attacca la Cina mentre è in visita ufficiale a Washington. Il premier Conte, nelle stesse ore, è a Milano a parlare della via della seta e di nuovi e futuri accordi commerciali. I 5 Stelle se ne stanno a Mosca a cercare di ingraziarsi Putin.
E poi come dare torto agli americani, o a chiunque altro dica che questo governo non solo non è coeso e dà poche garanzie di unità, ma ha dei rappresentanti che nemmeno si telefonano per comunicarsi le intenzioni di “voto”.
Ciliegina sulla torta. Salvini, parlando con il nostro ambasciatore a Washington, ha detto: “una volta a Washington andammo alla scalinata di Rocky“. Il nostro ambasciatore, Armando Varricchio, non senza imbarazzo, ha dovuto correggere il ministro, dicendogli che si era confuso con Philadelphia.
È lì che si trova la scalinata, di fronte al Museum of Art, resa celebre dal primo capitolo della saga di Rocky.
Va bene tutto, accettiamo tutto, perdoniamo tutto, ma non si può sbagliare la scalinata di Rocky.
Questo è veramente imperdonabile.