Oggi raccontiamo la storia di un’eccellenza italiana che, purtroppo, dal 2011 non è più italiana.

La famiglia Bulgari è di origine arumena (balcani meridionali). Precisamente di Kalarites, Epiro. Qui, il capostipite Sotirios produceva oggetti in argento. Sotirios lascia l’Epiro per cercare fortuna in Italia, giungendo a Napoli, nel 1881. E poi a Roma nel 1894.

Modifica il cognome dall’originale Voulgaris greco all’italiano Bulgari ed il suo nome da Sotirios, in Sotirio.

Dopo poco tempo apre una boutique prima in via Sistina e poi nella famosa via Condotti, nel 1895.

Dei numerosi figli di Sotirio, due in particolare seguono le orme paterne, Giorgio e Costantino. Nel secondo dopoguerra, Giorgio assume il controllo completo della gioielleria, permettendo al fratello Costantino di dedicarsi a ricerche su orafi e argentieri italiani.

Sono gli anni magici di Cinecittà e quindi tutto il bel mondo del cinema passerà nella loro gioielleria, da Clark Gable, Gary Cooper, Audrey Hepburn, alle italianissime Sofia Loren e Gina Lollobrigida.

Visto il successo, Bulgari apre i suoi primi negozi a New York, Parigi, Ginevra e Montecarlo.

Negli anni ’80, i nipoti di Sotirio, Paolo e Nicola Bulgari, diventano rispettivamente presidente e vice-presidente dell’azienda. All’inizio degli anni ’90, incominciano a diversificare l’attività, creando la prima linea di profumo.

Nel 1995 l’azienda viene quotata in borsa. Nel 1998 Bulgari lancia la linea di accessori in cuoio e la linea di occhiali.

Nei primi anni duemila, Bulgari si lancia anche nel comparto alberghiero, con la catena Bulgari Hotels&Resorts. Il primo albergo aperto è a Milano nel 2004. Oggi ve ne sono più di sei sparsi nei vari continenti ed altri sono in fase di conclusione lavori.

Nel 2007, lancia anche una linea cosmetici.

Il 7 marzo 2011, il gruppo francese LVMH, annuncia di aver acquistato il 51% del capitale del gruppo, fino a salire al 98,09%, nel settembre dello stesso anno.

Che cosa dire del fatto che una tale eccellenza rinomata in tutto il mondo, non sia più italiana? Che cosa dire se noi, in Italia, non siamo riusciti a creare una “multinazionale del lusso“, come hanno fatto i francesi con LVMH, oramai proprietaria di oltre 70 marchi, tra alta moda, gioielli, vini e liquori pregiati?

Noi, che siamo la patria del lusso, in questi ultimi decenni siamo riusciti solo a cedere tutti i nostri marchi, da Valentino a Versace passando per Fendi, il meglio del nostro made in Italy.

Forse che i nostri governanti, per una loro visione miope, non sono riusciti e non riescono, a creare condizioni giuste affinché tali eccellenze rimangano italiane invece di essere svendute a multinazionali estere?